giovedì 15 novembre 2012

Giovani scrivanie universitarie al posto di obsolete cattedre

In questi giorni molti giovani impegnati a vario titolo nelle università italiane erano alle prese con la domanda di abilitazione del "super-mega concorso di Abilitazione Nazionale" per i ruoli di professore associato ed ordinario. Per molti il sogno di arrivare alla fatidica e famigerata cattedra si trasformerà forse in un miraggio o peggio in un incubo. Ottenuta l'abilitazione infatti, cosa che non sembra particolarmente ardua viste le mediane degli indici bibliometrici a livelli di Paese del terzo mondo, si dovrà sgomitare con numerosi altri candidati "abilitati" nei concorsi locali per ottenere il posto. Oltre al sovraffollamento per una manciata di posti disponibili ci sarà forse da fare i conti con le "vecchie pratiche" dei terribili concorsi locali, gestiti e manipolati dai soliti Inglorious Bastards dell'università italiana (leggasi "baroni incompetenti, ciarlatani ed ipocriti"). Eppure molti di questi "giovani abilitati" porteranno con sè realmente un ricco bagaglio di competenze e di qualità. Un capitale di intelligenza italica che potrà andare nuovamente sprecato. Eppure queste giovani menti brillanti potrebbero realmente rilanciare l'università italiana, portare nuove idee e serietà, meritocrazia e senso del lavoro. Con loro si formerebbe una nuova generazione, che non avrà più paura, che non sarà più serva dei bavosi potenti ma che saprà lottare. Una generazione che saprà profondere nuove energie, quelle di cui il nostro Paese vecchio e stanco e corroso dalle rendite di posizione e dai "diritti acquisiti" ha realmente bisogno. Un cambiamento che dovrebbe essere non solo auspicato ma realizzato con ogni mezzo per non cadere, come stiamo ormai cadendo, nella macelleria sociale, nell'uno contro l'altro. I "vecchi" siano per una volta saggi e si facciano da parte. Per una volta cercherò di essere buono e diplomatico ed eviterò di lanciare l'ennesima richiesta di "rottamazione" del vecchio "corpo universitario". La mia proposta è semplice, ha il sapore del compromesso. I vecchi baroni possono pur rimanere in un università ma ad una condizione: si dimezzino le ore di didattica e più in generale di attività accademica! Diamo quindi queste ore in avanzo ai giovani professori che non avranno cattedre bensì "scrivanie". Istituiamo le scrivanie universitarie. Un concetto tra l'altro assai meno vetusto, elitario e feudale del concetto di "ho la cattedra nell'università". I baroni devono per una volta capire e agire nel bene del paese, altrimenti la cattedra finiranno per trovarsela rotta in testa. La nostra nazione ha bisogno di un nuovo slancio che può venire solo dai giovani e dalle loro idee fresche e vergini. Idee che sarebbero sviluppate e condivise in una nuova logica, non più da cattedre con piedistalli a creare distanza ed a suscitare remore ma da semplici scrivanie che mettono le persone allo stesso livello, a loro agio. Docente da una parte, studente dall'altra. Liberiamoci delle cattedre, creiamo spazio, riempiamo le università di scrivanie moderne di giovani professori!

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