mercoledì 26 dicembre 2012

Verso una nuova politica?

Le nebbie volutamente tenute basse dalla vecchia politica ormai si stanno diradando e si intravedono gli orizzonti della politica italiana. Nel breve si stanno materializzando i connotati di una sorta di nuovo "compromesso storico" (o inciucio se più vi piace). Una congrega di pezzettini che si definisce di "centro" legata insieme con un pò di colla e dall'altra il monolitico partito della Sinistra. Questo nel breve. Mi è chiaro e dovrebbe esserlo per tutti perchè ciò accada. E' come quando si fa una festa, ci si diverte, si balla, si urla, si beve e si fanno cocci e sporcizia. Il giorno dopo i partecipanti a questa festa si ritrovano per pulire la sporcizia lasciata la sera prima. Ciò che sta accadendo è analogo al giorno dopo della festa. Questo gruppo politico cercherà di risistemare i cocci del passato e fare un pò di pulizia. Ma come? Ovviamente con vecchi metodi. La sinistra chiederà la tassa patrimoniale e le verrà concessa con il vecchio sistema per cui "paga chi ha di più" per mantenere "chi ha di meno" (bè ottimi Robin Hood, ma le inefficienze, l'assistenzialismo ancora imperante, le riforme e la crescita e lo sviluppo del Paese?). Il metodo è sempre quello, può essere giusto e virtuoso, ma come è sempre stato applicato in Italia in realtà si tramuta in un trasferimento di risorse da ambiti produttivi ad ambiti improduttivi solo per mantenere consenso e clientele. Si profila quindi una patrimoniale erga omnes (trad. verso tutti) condotta attraverso un subdolo sistema di acquisto forzoso di titoli di Stato italiani, da poi svalutare per ridurre il debito pubblico. Dall'altra parte la congrega-incollata di centro risponderà richiedendo qualcosa in cambio, perché tale è un compromesso. Che cosa chiederà? Chiederà contratti di lavoro flessibili e garanzia di alcune rendite di posizione per salvare aziende come la Fiat in Italia, altrimenti si sposta interamente all'estero, alcune banche in difficoltà e forse la pluri-fallita Alitalia (e qui è altrettanto chiaro il perché c'è Montezemolo in questo centro come rappresentante indiretto di Fiat ed attore-interessato con la NTV, concessionaria dello Stato, e l'avv.Ichino, fermo sostenitore della flessibilità del lavoro e della possibilità di licenziare, acerrimo nemico del sindacato ma con il quale cercherà un accordo). Nonché chiederà alcune assunzioni clientelari nello Stato ed il mantenimento di alcuni diritti acquisiti (facendo felice l'elettorato dell'Udc). Bene tutto questo è ciò che accade nel breve. Questo è ciò che c'è nel menu. Un piatto che sarà servito con vari slogan "è per il bene dell'Italia", "è per salvare la nazione", "ce lo chiede l'Europa", "è il meno peggio...". Noi potremo comprare questo piatto amarognolo ad un prezzo salato (pagando patrimoniale e tasse) ed accontentarci. Oppure potremo cercare attivamente se ci sono altri piatti che ci possono essere serviti, magari con un prezzo anche un pò più basso ma di una qualità interessante e probabilmente migliore. Piatti nuovi conditi con nuove ricette. Certo bisogna un pò rischiare, provare il gusto del nuovo. Questo è ovvio se si vuole cambiare. Semmai per rischiare di meno si può guardare chi sono i "cuochi" che cucinano queste ricette. Se sono chef con ottime esperienze ed ottimo curriculum, nonché e soprattutto persone valide e serie, perché non provare? Se poi approveremo questi cuochi allora loro diventeranno gli chef del futuro. Delle tavole dove siederanno i nostri figli e noi stessi. Bisogna guardare il futuro. Mentre stiamo camminando non possiamo guardare solo i nostri piedi! Dobbiamo alzare lo sguardo e guardare più in là, all'orizzonte. Solo così capiremo dove stiamo andando, ma ancor di più decideremo dove vogliamo andare. Dove vogliamo portare gli altri con noi. Dove vogliamo portare le persone a cui vogliamo bene, le persone per le quali abbiamo stima e amicizia, i nostri figli ed il nostro futuro. Chi guarda solo nel breve, chi guarda solo i propri piedi mentre cammina finisce con lo sbattere contro un palo o un muro. Dobbiamo alzare lo sguardo, non fermarci all'apparenza del breve! Come chi guarda un'opera ancora in costruzione, un bambino ancora in evoluzione, una scultura che ancora sta prendendo forma e dice "è brutta!". Dicendo ciò trascura quella che sarà la vera parvenza dell'opera una volta costruita, delle qualità umane di un bimbo che si è fatto adulto, di una scultura che cambia il senso dell'estetica. Ancora di più trascura gli impatti che tutto ciò potrà avere sulla società, sul modo di pensare, sul miglioramento dei comportamenti. Ci sono costruzioni umane che ci hanno migliorato e che ci hanno cambiato ed ancora oggi ci tolgono il fiato per come appaiono e per quello che rappresentano, ci sono uomini e donne che hanno fatto la storia, ci sono sculture ed opere artistiche che hanno cambiato il pensiero. Dobbiamo guardare con apertura tutto questo, con occhi vivi e sguardo attento. Senza aver paura. La paura è la peggior nemica dell'animo umano. Ma le paure sono sabbia. Togliamo la sabbia dalle nostre scarpe e camminiamo con il sguardo alto all'orizzonte. Nell'attuale panorama politico ci sono forze nuove e nuove energie. Guardiamole con interesse. Approfondiamo. Noi compriamo oggi la politica come un prodotto alimentare al supermercato. Spesso quando compriamo un prodotto al supermercato lo facciamo per la sua posizione centrale nello scaffale, per la sua immagine, per il suo prezzo. Lo compriamo forse per comodità. Perché siamo pigri e non vogliamo spingerci più in là. Non vogliamo sbirciare nello scaffale più in basso, guardando un prodotto meno conosciuto, meno pompato dalle televisioni. Eppure magari quel prodotto è il migliore. Dovrebbe stare un pò più in alto nello scaffale! Se voi sapeste che sugli scaffali del supermercato ci sono alimenti peggiori ma in bella vista ed altri migliori ma in pessima vista, quali dei due comprereste per i vostri bambini piccoli? La risposta è chiara, altrimenti siete fessi, comprereste i migliori. Allora forza, comprate i migliori. Ora. Il futuro è oggi. Nuove energie si stanno affacciando sulla scena politica italiana per migliorare la nostra società. Alcune di queste sono molto interessanti perché sono formate da ottimi chef. Persone esperte, del mondo produttivo, serie e capaci, che vivono la politica come passione civica e non per il proprio tornaconto o delle loro clientele. Un movimento di particolare interesse è quello promosso da Oscar Giannino, autorevole giornalista economico e politico. Il movimento si chiama FARE - per Fermare il Declino, www.fermareildeclino.it, vi invito a dare un'occhiata al sito ed ai suoi contenuti (programma e persone). E' un movimento che sta crescendo a ritmo vertiginoso e gli aderenti sono persone di spessore. Si presenterà alle elezioni politiche e alle regionali in Lombardia e nel Lazio. Se ne parla ancora poco. I sondaggisti per lungo tempo non ne hanno parlato perché gli è stato raccomandato di non parlarne. Perché è un movimento che si sta radicando ed è molto coinvolgente ed ovviamente ruba spazio ad altri. Se volete vedere gli ultimi sondaggi da una fonte indipendente e se li volete monitorare per il futuro li trovate qui: www.spincon.it/?cat=5. Nuove energie sono in movimento quindi e puntano dritte verso l'orizzonte. E' l'ora di muoversi, di buttarsi nella mischia e di portare con noi tutti quelli che vogliamo portare nel futuro. Tutti quelli a cui vogliamo bene, tutti quelli per i quali abbiamo stima ed amicizia, tutti quelli che credono e vogliono un futuro, tutti quelli che non si accontentano, che desiderano, che vogliono partecipare. E' l'ora di muoversi verso il futuro. Verso una Nuova Politica.

giovedì 15 novembre 2012

Giovani scrivanie universitarie al posto di obsolete cattedre

In questi giorni molti giovani impegnati a vario titolo nelle università italiane erano alle prese con la domanda di abilitazione del "super-mega concorso di Abilitazione Nazionale" per i ruoli di professore associato ed ordinario. Per molti il sogno di arrivare alla fatidica e famigerata cattedra si trasformerà forse in un miraggio o peggio in un incubo. Ottenuta l'abilitazione infatti, cosa che non sembra particolarmente ardua viste le mediane degli indici bibliometrici a livelli di Paese del terzo mondo, si dovrà sgomitare con numerosi altri candidati "abilitati" nei concorsi locali per ottenere il posto. Oltre al sovraffollamento per una manciata di posti disponibili ci sarà forse da fare i conti con le "vecchie pratiche" dei terribili concorsi locali, gestiti e manipolati dai soliti Inglorious Bastards dell'università italiana (leggasi "baroni incompetenti, ciarlatani ed ipocriti"). Eppure molti di questi "giovani abilitati" porteranno con sè realmente un ricco bagaglio di competenze e di qualità. Un capitale di intelligenza italica che potrà andare nuovamente sprecato. Eppure queste giovani menti brillanti potrebbero realmente rilanciare l'università italiana, portare nuove idee e serietà, meritocrazia e senso del lavoro. Con loro si formerebbe una nuova generazione, che non avrà più paura, che non sarà più serva dei bavosi potenti ma che saprà lottare. Una generazione che saprà profondere nuove energie, quelle di cui il nostro Paese vecchio e stanco e corroso dalle rendite di posizione e dai "diritti acquisiti" ha realmente bisogno. Un cambiamento che dovrebbe essere non solo auspicato ma realizzato con ogni mezzo per non cadere, come stiamo ormai cadendo, nella macelleria sociale, nell'uno contro l'altro. I "vecchi" siano per una volta saggi e si facciano da parte. Per una volta cercherò di essere buono e diplomatico ed eviterò di lanciare l'ennesima richiesta di "rottamazione" del vecchio "corpo universitario". La mia proposta è semplice, ha il sapore del compromesso. I vecchi baroni possono pur rimanere in un università ma ad una condizione: si dimezzino le ore di didattica e più in generale di attività accademica! Diamo quindi queste ore in avanzo ai giovani professori che non avranno cattedre bensì "scrivanie". Istituiamo le scrivanie universitarie. Un concetto tra l'altro assai meno vetusto, elitario e feudale del concetto di "ho la cattedra nell'università". I baroni devono per una volta capire e agire nel bene del paese, altrimenti la cattedra finiranno per trovarsela rotta in testa. La nostra nazione ha bisogno di un nuovo slancio che può venire solo dai giovani e dalle loro idee fresche e vergini. Idee che sarebbero sviluppate e condivise in una nuova logica, non più da cattedre con piedistalli a creare distanza ed a suscitare remore ma da semplici scrivanie che mettono le persone allo stesso livello, a loro agio. Docente da una parte, studente dall'altra. Liberiamoci delle cattedre, creiamo spazio, riempiamo le università di scrivanie moderne di giovani professori!

venerdì 24 agosto 2012

Investire sui migliori


Il concetto è molto semplice, di una estrema banalità ma di una così grande efficacia che andrebbe insegnato fin dalle scuole elementari. In questo modo si formerebbe una cultura che in Italia stenta a consolidarsi. Molti si trovano concordi sul significato ma pochi si prodigano nell'applicarlo concretamente. La soluzione ai problemi è semplice. E' necessario investire sui migliori. Mettere le migliori persone ai posti di comando. Affidare ai migliori le migliori risorse. Solo i migliori faranno scelte giuste, efficaci ed in breve tempo. Nell'ambito economico questo concetto assume una valenza ancor più drammatica e determinante. Per definizione la scienza economica studia come allocare al meglio le risorse dato che sono scarse. Per allocarle al meglio è necessario trovare i migliori progetti economici a cui però si aggiunge la necessità di selezionare anche le migliori persone chiamate a realizzarli. Senza le migliori persone anche i migliori progetti economici si possono rilevare fallimentari e controproducenti. La mentalità di "investire sui migliori" in Italia deve affermarsi e tutti coloro che hanno a cuore le sorti del nostro Paese e del nostro futuro devono battersi perchè questa mentalità si affermi. Oggi "investire sui migliori" è uno slogan che può trovare molti apparenti sostenitori che poi nelle retrovie fanno di tutto perchè ciò non avvenga. Infatti "investire sui migliori" vuol dire spesso riconoscere che ci sono persone migliori di noi, che l'allievo supera il maestro, che il giovane ambizioso, geniale e veloce sorpassa il pur esperto anziano. Difficile da accettare per chi è aggrappato al trono del potere o ad un misero sgabello, come se fosse l'ultima scialuppa di salvataggio, soprattutto quando la nave sta affondando. "Investire sui migliori" è un concetto che si scontra con il familismo e l'attitudine a promuovere i più fedeli piuttosto che i più meritevoli. Oggi chi vuole detenere il potere le inventa tutte pur di opporsi alla meritocrazia e all'investimento nelle migliori risorse del nostro Paese. La riforma Gelmini per l'università aveva stabilito che i concorsi universitari per la selezione del personale docente fossero basati su criteri valutativi oggettivi che evidenziassero i candidati con le migliori qualità accademiche, misurate in termini di qualità e quantità della produzione scientifica. In numerosi concorsi universitari, alcuni così scandalosi da raccogliere anche l'interesse delle cronache locali o nazionali, le commissioni chiamate a valutare i candidati per posti universitari hanno materialmente truccato i criteri concorsuali per facilitare la selezione dei candidati locali. In questi concorsi si è prodotto il risultato opposto: anziché promuovere i migliori per poi investirvi sono stati promossi (e si investirà aihmé) sui peggiori! Leggetevi a tal proposito il post di Fausto Panunzi sul sito Lavoce.info in cui racconta dei cosiddetti "ricercatori ad impatto zero"... I ricercatori "ad impatto zero" non sono dei ricercatori di nuova generazione "eco-friendly" ma semplicemente sono quei ricercatori nominati dalle università senza che fossero in possesso di alcuna pubblicazione scientifica rilevante! (Una pubblicazione scientifica è rilievo infatti quando possiede il cosiddetto "Impact factor" ed è quindi di "impatto" per la comunità scientifica). Questo avviene non solo nel campo delle università ma in numerosi ambiti soprattutto in entità di emanazione statale nei settori della sanità, della giustizia, dell'amministrazione pubblica, delle società di proprietà pubblica! Poi ovvio che ci lamentiamo per un sistema poco competitivo e che non cresce rispetto ad altre realtà europee! Il nostro Stato è in condizioni pessime perché non si è mai radicata una cultura dei migliori. Qui i primi colpevoli sono i cittadini stessi che non esprimono attraverso i loro voti la fiducia verso i migliori, al contrario danno fiducia ai peggiori ma solo per meri ragionamenti di convenienza e per avere facili favori di ritorno. Questa mentalità nel breve va a favore del singolo, che ne estrae qualche piccolo vantaggio, ma più tardi va a danno della collettività e quindi anche del singolo che si è appropriato lestamente di quei favori, o quantomeno delle sue future generazioni. Ognuno di noi deve impegnarsi perché siano i migliori ad emergere, mettendo loro a disposizione più risorse possibili e denunciando e combattendo gli episodi in cui i migliori sono discriminati o esclusi a favore dei peggiori. Qualcuno potrebbe opporre che questa selezione dei migliori vada a favore di pochi e a svantaggio di molti, non garantendo pari opportunità. In realtà a tutti deve essere data l'occasione per essere migliore, ma a nessuno l'alibi di difendersi dietro la propria mediocrità. Per quanto mi riguarda ho già avviato diversi progetti per "investire sui migliori". In ambito universitario, chi mi conosce lo sa, sono molto selettivo nelle valutazioni e attribuisco le votazioni eccellenti solo ai migliori. Ai migliori concedo più tempo e più attenzione ma altrettanto pretendo l'eccellenza nel loro lavoro di studio e di ricerca, come in occasione delle tesi. In ambito extra-accademico ho creato una società di investimento, Madison Capital, che investe nelle aziende con le migliori capacità di crescita gestite dalle migliori persone. Infine, a breve lancerò un nuovo progetto su Internet in cui segnalerò le migliori aziende italiane, per qualità del prodotto e servizio e del management. Ognuno ora faccia la propria parte. E' ora di "investire sui migliori"!

domenica 27 maggio 2012

La parola alle nuove generazioni. Che cosa ne pensano i miei studenti del Biennio di Management sulla crisi, sull'Italia e sul futuro.

Ora è venuto il momento di posare il pennino e l'inchiostro, o meglio di passarlo a chi può scrivere molti altri commenti, idee ed opinioni che si accompagnino ai miei. Chiedo ai miei studenti del corso di Financial Management e Corporate Banking/Biennio di Management di questo anno accademico (2012) di dire la loro sul mio blog sui temi che ho affrontato: - la crisi che stiamo vivendo, le riflessioni sui pro
blemi e le possibili soluzioni. - le problematiche dell'Italia e le proposte per un rinnovamento del sistema politico-istituzionale, economico ma anche della nostra quotidianità - la visione del futuro: cosa ci aspettiamo e cosa vogliamo veramente? A voi la parola.

domenica 15 aprile 2012

Disaffezione italica acuta al Mercato

"Dottore per cortesia non mi faccia montare l'ansia! Mi dica chiaramente che cos'ho!?". "Guardi Signora Italia, trattasi di una rara e complessa forma di DISAFFEZIONE ACUTA AL LIBERO MERCATO". "E mi dica Dottore che cos'è?". "Vede Signora Italia, nel suo caso è una forma acuta, recidiva, aggravata, di rifiuto compulsivo-ossessivo del Libero Mercato!". "Ma veramente dice Dottore? Ma io ho preso delle medicine anni fa, se non sbaglio si chiamavano Privatizzazioni, e poi ... e poi..., ho fatto alcune cure sì...come si chiamavano...si ho fatto delle sedute di Liberalizzazioni". "Ma non scherziamo Signora Italia! Ora basta! Non mi dica che quelle privatizzazioni fatte velocemente, parzialmente e in modo del tutto improvvisato potevano sistemare la sua malattia. Senza parlare poi di quelle sedute di Liberalizzazioni, fatte qua e là nel tempo, in modo disordinato, alla rinfusa, senza incidere sul problema!". "Ma Dottore guardi...io cerco di guarire...o forse...forse è più forte di me...insomma...lo ammetto si lo Stato mi piace, mi piace l'economia di Stato...ma ecco...ecco poco fa ho cercato di cambiare...insomma di uscire dal tunnel...ho fatto le Liberalizzazioni di Taxi ed Edicole!!". "Ma non mi prenda per i fondelli Signora Italia! Lei si diverte a prenderci tutti per i fondelli!!!".
Le liberalizzazioni e le privatizzazioni "all'Italiana" sono una presa per i fondelli e sono la prova provata della disaffezione del nostro Stato o meglio della nostra classe politica dirigente verso l'adozione del Libero Mercato. Come se il mercato fosse una piaga o una peste da cui tenersi lontani e da debellare. Eppure di mercati in Italia ce ne sono eccome! Molti di questi sono piccoli mercati, a livello settoriale (pensiamo alle fiere di settore), a livello comunale o rionale (pensiamo ai piccoli mercati all'aperto e agli ambulanti). Poi c'è un altro "piccolo mercato" in Italia che è quello azionario (circa 300 società quotate contro le quasi 1000 di Francia e Germania, per non parlare delle migliaia di Inghilterra e Stati Uniti). Sembra che in Italia il mercato possa essere accettato solo se piccolo. Piccolo, che non disturba e che non sporca. Che non sporca o meglio che non si intromette negli "Affari di Stato". Quelli si che contano e sono grandi. Questi affari da condurre con metodi appropriati: falsità, assenza di trasparenza, nepotismo, corruzione, concussione, piaggeria, etc. Chi sostiene l'Economia di Stato è contrario allo sviluppo di rapporti basati sulla trasparenza, sulla competenza e sul merito. Chi sostiene l'Economia di Stato ha il timore della Concorrenza. La vive, al pari del Mercato, come una sciagura o un erbaccia da estirpare. L'Economia di Stato è basata sul potere e sull'autoreferenzialità ed annulla ogni forma di concorrenza basata sulle capacità e sul merito, lasciando in possesso però di chi detiene il potere grandi spazi di manovra, con grandi ritorni personali o "particolari", riferibili cioè al proprio gruppo di appartenenza o di potere. In Italia la disaffezione acuta al Libero Mercato e la continua affermazione di una Economia di Stato nella sua versione più squallida sta portando al fallimento dello Stato. Anche il piccolo mercato azionario italiano è in realtà un "aborto di Stato". Sul mercato azionario italiano sono state quotate le ex aziende statali con metodi di privatizzazione da brividi, offensivi e lesivi dei diritti dei piccoli azionisti e che hanno prodotto solo reflui aziendali gestiti da manager ingordi e plenipotenziari. Al tempo stesso le banche Italiane, emanazione storica dello Stato o di apparati governati dalla politica (si pensi alle Fondazioni), hanno utilizzato il mercato azionario come "discarica" di aziende di cui si volevano liberare oppure speculazioni del momento (pensate a Tiscali quotata da Banca IMI per un valore di più di 500 miliardi di vecchie lire quando la società ne fatturava appena 3...). Dove sono e perchè non sono quotate sul mercato azionario le migliori aziende italiane? Perchè non sono quotate la Ferrero, la Barilla o Armani? Perchè per accedere al mercato azionario bisogna trovare gli investitori pronti a comprare le azioni delle società che si quotano. In Italia questi erano in larga parte rappresentati dalle banche o da loro emanazioni, che non investivano in base a valutazioni economiche congrue ma in base alla convenienza "politica". Le banche non hanno mai investito perchè quell'azienda era buona e poteva produrre buoni utili futuri ma hanno investito per convenienza politica o per esercitare un controllo su alcuni ambiti economici. Pensate a come Mediobanca ha sempre investito nelle aziende e con quale logica: troverete un sistema "a piovra" che coinvolge interessi di Stato e di famiglie colluse ad un capitalismo di relazione, di convenienza politica e di conservazione. Nulla a che vedere con il Libero Mercato. La disaffezione acuta e cronica della nostra classe dirigente non è stata curata nella maniera dovuta per tanti, troppi anni, ed ora il male ha raggiunto dimensioni enormi paventando lo spettro del fallimento dello Stato. Che fallisca lo Stato e che si salvi la Nazione!

domenica 4 marzo 2012

Distruggere la Vecchia Politica.


Un governo tecnico non è un governo politico, non rappresenta i cittadini. Deve essere solo una parentesi, necessaria, ma pur sempre una parentesi. Invece ultimamente i rappresentanti della Vecchia Politica (le principali sigle Pd-Pdl-Udc ma anche altre minori) sembrano desiderare che questa tipologia di governo rimanga "mutando pelle" sotto le loro sigle. Forse perchè questo governo in pochi mesi è stato in grado di fare qualcosa, in parte discutibile ma pur sempre qualcosa, rispetto al sostanziale nulla dei precedenti governi (di destra/sinistra/centro che fossero). Quei vecchi partiti espressione della Vecchia Politica erano troppo impegnati nel Gioco della Vecchia Politica, nelle sue paludi, nei suoi meccanismi di prebende e favori, nelle sue falsità, da non aver avuto tempo da dedicare ad azioni concrete per la società e per i cittadini (al di là degli slogan falsi e delle statistiche spesso manipolate). E' necessario che ora i cittadini si facciano sentire, direttamente, per avviare una Nuova Politica. Una Nuova Politica che non sia il semplice "make-up" di quella Vecchia (cambiando simboli, slogan o "vestendo" il governo tecnico di una "veste politica"). I cittadini oggi hanno tutti i mezzi per farsi sentire, partecipare direttamente, cambiare le regole, stravolgere i risultati scontati e distruggere gli altarini. Il Pd anni fa introdusse le "Primarie", come evento propagandistico per affermare merito e democrazia nel loro Partito. In realtà era solo una grande pagliacciata dove i risultati erano pilotati affiancando al candidato-forte scelto dal Partito (e non dai cittadini e non per meriti o capacità) altri candidati-macchiette "deboli". Il risultato era scontato. Come i concorsi universitari "taroccati" Italiani (su questo tema tornerò a breve con un caso concreto che vi racconterò nei dettagli). Poi quando i cittadini hanno deciso di svegliarsi un pò hanno capito che potevano utilizzare seriamente lo strumento delle "Primarie". Ed ecco che gli esiti sono stati meno scontati. A Milano è stato ad esempio eletto Pisapia, totale outsider, al posto di Boeri, "favorito" dal partito. A Palermo il risultato delle "Primarie" di questi giorni non è per nulla scontato. A Firenze Renzi ha acutamente capito il dissenso che si stava creando nel "popolo di sinistra" e si è messo a capo di quelli che lui definisce i "rottamatori", che in realtà sono solo cittadini che vogliono farsi parte attiva. E' necessario tornare ai Partiti-Popolo o al Popolo-Partito. Nella sostanza però, non solo nella forma. Non basta chiamarsi "Popolo della Libertà" per dire che il "popolo partecipa direttamente", se poi a maggior ragione si seguono sistemi della Vecchia Politica, promuovendo persone incapaci, modelle che hanno prestato la carne perchè di cervella non ne avevano, "figli di qualcuno" impresentabili e che fanno dichiarazioni a dir poco imbarazzanti se comparate al loro vergognoso Curriculum (vedi post precedente). La Lega Nord è stata negli ultimi anni la principale forza politica a rappresentare l'emblema del Partito-Popolo, tanto è vero che è stata in grado di rimpiazzare e letteralmente sradicare le forze comuniste locali, i cui elettori sono confluiti nelle file della Lega. Poi però si è persa. La Lega si è persa nelle paludi della Vecchia Politica. Ora prova a rialzare la testa con le urla e gli schiamazzi. Come dire "No no ci siamo ancora". Ma queste urla nessuno le vuole più sentire. La gente non vuole ascoltare. I cittadini hanno bisogno di agire. Agire per costruire una Nuova Politica. Che non sia il governo tecnico che al posto del Loden si è messo addosso una cravatta di Marinella e un vestito di Caraceni.

martedì 24 gennaio 2012

Quando il troppo stroppia. Ora i giudizi li do io. Michel "Saetta" Martone

Pensavo di aver portato il mio livello di sopportazione ai massimi livelli. Pensavo che dopo la Carfagna come Ministro e la Minetti come Consigliere Regionale (in Lombardia peraltro!) avessimo toccato il fondo. Invece mi devo contraddire quando oggi scopro che abbiamo un vice-Ministro, tale Michel (che fine ha fatto l'ultima "e"?) Martone, che mi fa rimpiangere Cicciolina come deputata. Questo vice-Ministro si pronuncia e dice che chi si laurea dopo i 28 anni è uno "sfigato". Mi è chiaro il messaggio, peraltro banale "è meglio laurearsi in fretta che dormire all'università". Ma il concetto è sbagliato. Se uno si professa liberista, come questo Martone, deve esserlo fino in fondo. Io sono liberista quindi accetto e non denigro chi si laurea anche a 30 anni, 40 anni, 50 anni. Ognuno, secondo il mio pensiero, è libero di fare ciò che vuole e che meglio crede. L'importante semmai è che poi la società non premi chi poltrisce per anni all'università. In Italia purtroppo chi passa 20 anni "studiando" senza lavorare (quindi non è chi deve lavorare e può solo studiare lentamente) può essere anche premiato per le combinazioni schifose di nepotismo, familismo amorale ed altro di cui ho già parlato. Mi preoccupa altrettanto chi, laureandosi anche in fretta e bene, fa un "carrierone" nel nostro Paese poichè non credo che fino ad oggi il nostro Paese sia stato in grado di riconoscere e premiare il merito e riconoscere le genialità intellettuali o professionali. E' proprio il caso di Martone che laureatosi in fretta ha poi fatto anche carriera universitaria in fretta. E che fretta! A 32 anni era già Professore Ordinario. Lo potremmo quindi soprannominare "Fulmine". Ma dove ha fatto questo carrierone? Forse in qualche sede di eccellenza ed illuminata capace di riconoscere il merito? Alla Bocconi di Milano? All'Università Normale di Pisa? Alla Sant'Anna di Pisa? All'Università di Pavia (visto che è una delle migliori per giurisprudenza)? Alla Cattolica di Milano? Dove? All'Università di Teramo...e che lavoro scusate faceva il padre di questo "genio"? L'operaio? Il meccanico? L'impiegato? Cosa faceva? E' figlio di Antonio Martone, avvocato di Cassazione ed ex Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati (leggasi Lobby della Magistratura). Ah ecco, bene si! Fantastico "Fulmine". Un "Fulmine" di guerra. Caro "Fulmine" io ti sfido dove vuoi tu, in data e luogo da decidere, a parlare di "liberismo", mercati ed economia "aperta", economia dello sviluppo e della crescita. Ti sfido ufficialmente, io Alberto Dell'Acqua, docente di Finanza Aziendale dell'Università Bocconi (cercami su Scopus, il database della ricerca internazionale, io lì ci sono). Per chiudere questo breve post scritto più di istinto che di pensiero la mia mente va alle tante persone, molte a me vicine, che hanno lavorato duro mentre studiavano per pagarsi gli studi e magari hanno finito di laurearsi un pò fuori corso. Molte di queste persone non si sono mai lamentate, hanno lavorato e studiato umilmente, erano soddisfatte di sudare per potersi permettere di studiare. Ho grande rispetto e stima di queste persone. Io che ho studiato e mi sono laureato a 23 anni grazie ai miei genitori che mi hanno supportato e non mi hanno fatto mai mancare nulla (non ho dovuto pertanto lavorare per pagarmi gli studi) mi sento, sì lo dico, un pò una "merda" al cospetto di chi ha lavorato in silenzio, ha studiato e si è laureato con un sorriso "fuori corso". Mi sento io un pò lo "sfigato". Ahiahiaiaiaiai...come rimpiango Cicciolina, come la rimpiango. Vi prego, dato che Cicciolina è ancora stipendiata dal Governo Italiano riprendiamocela. Poveretta non starà nemmeno lavorando più nel porno che è vecchia ormai. Facciamo uno scambio: prendiamo Cicciolina come vice-Ministro e diamo Martone al cinema Porno (tra l'altro lui si che è un figo, se lo dice da solo!). Che poi come si chiama? Michele? Michael? Michelle (alla francese"?

domenica 15 gennaio 2012

Eziologia del mancato sviluppo Italiano.


Che cosa vuol dire Eziologia? E' molto semplice, è la ricerca dei fattori che determinano un particolare evento o processo. Nel caso in questione, l'evento o il processo di cui ricercare le determinanti è il "mancato sviluppo dell'Italia", cioè, in breve, la ricerca di quei fattori che rallentano o impediscono lo sviluppo nel nostro Paese. In realtà di alcuni fattori abbiamo già parlato (Gerontocrazia, Diritto acquisito/cumulo di incarichi, Famiglia "amorale") ma l'elenco non si esaurisce qui (purtroppo)! Altri fattori sono alla base del mancato sviluppo e mi ero ripromesso di analizzarli in un apposito post, per avere una visione completa del problema. Molti fattori che ora individuerò sono tra loro interconnessi e in parte spiegano e costituiscono, oppure sono prodotti ed a loro volta sostengono, gli altri tre macro fattori già analizzati (Gerontocrazia, Diritto acquisito, Famiglia amorale). Per arrivare subito al dunque elenco questi fattori: 1) lobby/corporativismo, 2) questione meridionale, 3) evasione fiscale, 4) certezza del diritto, 5) pubblica amministrazione, 6) provincialismo. Vediamoli brevemente uno ad uno. 1) Lobby/corporativismo: ricordo ancora uno dei concetti trattati nel corso di "Organizzazione aziendale" quando ero studente universitario. Il mio professore di quel corso un giorno trattò delle diverse forme di organizzazione sociali che possono essere replicate nell'organizzazione di aziende. Tra queste citò della forma del "clan", e disse che in Italia era la più diffusa. D'altronde la famiglia è un clan. L'azienda famigliare è infatti organizzata come un clan (ed ovviamente anche la "Famiglia Amorale"). Ma il clan non ha solo a che fare con la famiglia e l'azienda famigliare ma anche con una serie di organizzazioni sociali presenti nel contesto Italiano (mi verrebbe da dire...praticamente tutte!). Le associazioni di categoria, le professioni, i gruppi di interesse, etc. etc. tutti si basano sulla forma dei clan. Il clan è in fin dei conti un "gruppo che condivide qualcosa", potrebbe essere un gruppo di amici, come quelli di "Amici Miei" che condividevano un momento goliardico, oppure un gruppo di amici che condivide un interesse economico/professionale. Quando il clan condivide un interesse economico/professionale allora produce "corporativismo" per la difesa di quell'interesse e la strenua opposizione a chi quell'interesse minaccia. Il clan stabilisce i propri criteri di ingresso e di "salita" della sua scala gerarchica, non ama la concorrenza ed osteggia chi esercita una attività concorrenziale che riduce l'interesse economico del clan. In sintesi, frena lo sviluppo, limitando altri non facenti parte del clan di fare la stessa cosa in modo migliore. E' molto difficile combattere i clan, soprattutto se si organizzano in forme occulte e malavitose. Bisogna comunque combatterli. Quelli visibili devono essere combattuti con le armi del diritto privandoli della possibilità di rendere esclusivo il loro club (vedi ordini professionali). Quelli illegali e malavitosi vanno combattuti con le armi della sicurezza, della polizia e della cultura. 2) Questione meridionale: qui la mia mente va alle lezioni di "Letteratura italiana" del Liceo, in cui spesso il nostro ottimo docente citava fatti storici per spiegarci i prodotti letterari di un certo periodo storico. Un fatto storico che lui citò e che mi rimase impresso è che la prima ferrovia in Italia fu realizzata al Sud! Alla faccia di chi dice che il Sud è sempre in ritardo e non produce quanto il Nord! Però ricordo anche molto bene che il docente disse che al Sud la ferrovia, prima in Italia, venne utilizzata solo ed esclusivamente per viaggi di piacere. Pochi anni dopo, anche il Nord, forse copiando il Sud, si dotò di ferrovie, ma le utilizzò per il commercio e per i trasporti di merci, migliorando la propria economia. Qualcuno semplicisticamente potrebbe dire che il Nord è meglio del Sud, così facciamo ripartire l'annosa polemica "Nord-Sud" ed arriviamo a dire che l'unica soluzione è la divisione, la spaccatura, data l'oggettiva incompatibilità. In realtà, ricordando che la prima ferrovia fu costruita al Sud e non al Nord ma usata meglio al Nord, dovremmo cercare di trarre il meglio da entrambi. L'inventiva del Sud e la pragmaticità del Nord. Ci abbiamo mai provato? Potremmo provarci. Facciamo un patto Nord-Sud. Il Nord sostiene lo "ricerca e sviluppo" del Sud, il Sud produce idee e realizza nuovi progetti, il Nord li gestisce e li sfrutta economicamente. Questo in realtà già succede in molti ambiti. Ad esempio ci sono molti imprenditori del Nord che sviluppano iniziative nel settore turistico del Sud. Un imprenditore del Nord gestisce alberghi o ristoranti in posti molto belli del Sud dove vengono servite prelibatezze frutto della fantasia e genialità del Sud. Bene, formalizziamo questa cosa con un patto istituzionale a livello nazionale "Nord-Sud". Se io imprenditore-pragmatico del Nord investo 100.000 euro in progetto di sviluppo di un nuovo ambito turistico del Sud che tu "artista del Sud" ti impegni a sviluppare (e per questo ti do i soldi) allora io dopo che tu lo hai realizzato posso venire nel Sud e sfruttare economicamente quel tuo progetto, magari sugli introiti stabiliamo anche che una parte dei profitti torni a te sotto forme diverse (tasse locali, diritti di opera d'ingegno, etc.). 3) evasione fiscale: annosa questione, ma il mio punto di vista su questo tema è molto chiaro: l'evasione fiscale in Italia è una forma di difesa da una tassazione iniqua. Si è vero, spesso c'è qualcuno che se ne approfitta ed esagera, e va pertanto punito, però prima di fare questo è necessario dividere tra chi lo fa come forma di difesa (molti) e chi se ne approfitta (pochi). Per fare questo bisogna rimuovere a priori la necessità di difendersi da parte di chi evade. Questo obiettivo può essere realizzato solo se si afferma un semplice concetto: chi rischia deve essere tassato meno di chi non rischia. Se un lavoratore a tempo indeterminato (ancor peggio con diritto acquisito) guadagna 100 lordi ed anche un imprenditore guadagna 100 lordi, questi due non possono trovarsi entrambi con 50 netti. Non perchè l'imprenditore è meglio del dipendente ma semplicemente perchè i 100 dell'imprenditore sono "incerti" mentre quelli del dipendente sono "certi". In Italia, oggi, l'imprenditore e il dipendente che guadagnano 100 sono tassati entrambi per circa il 50 per cento. Questo è iniquo. Se tassiamo il dipendente al 50%, dobbiamo tassare l'imprenditore al 30% (oggi è il 50% se sommiamo tassazione su utili aziendali più tassazione sui dividendi). Solo a questo punto l'imprenditore non avrà più alibi e non potrà dire "mi sono difeso" dal fisco. A quel punto chi evade è solo chi se ne approfitta e dovrà essere duramente punito. 4) certezza del diritto: poche parole bastano a chiarire il concetto. Una stessa multa presa nello stesso punto da due diversi soggetti che poi ricorrono dal giudice è giudicata in Italia in due modi diversi (caso vero): uno deve pagare, l'altro no. Ma come è possibile? E' inaccettabile. Bisogna rendere la giustizia più snella, con meno leggi e meno (contorte) interpretazioni. I giudici che sbagliano dando sentenze diverse a casi uguali devono essere "professionalmente puniti". E' necessario istituire una figura terza sempre presente (arbitro legale) che non dia un giudizio ulteriore ma ricordi al giudice come aveva giudicato lo stesso caso nella volta precedente. Se il giudice si intestardisce ad usare "due pesi e due misure" allora il suo operato va segnalato non alla Magistratura ma ad un Potere indipendente (sia anche il Comune o la Regione) che sanziona il giudice economicamente. 5) Pubblica Amministrazione (=Inefficienza). La Pubblica Amministrazione Italiana è sinonimo di inefficienza. Non c'è scampo qui bisogna renderla efficiente con azioni decise. Riscrivere i diritti dei lavoratori della P.A. stabilendo la possibilità di licenziare per improduttività. Se ciò non è possibile legare i finanziamenti degli enti locali solo al mantenimento dell'equilibrio finanziario e nel caso non sia raggiunto stabilire d'ufficio una riduzione dei salari del 50 per cento di tutti i dipendenti oppure la libertà di licenziamento per "assenza di fondi". 6) provincialismo. Spesso provincialismo è sinonimo di ignoranza, oppure limitatezza di pensiero e vedute. Bisogna combatterlo con armi culturali. Se provincialismo vuol dire espressione di identità locali allora è necessario rafforzare la conoscenza di quell'identità locale ma al tempo stesso promuovere la conoscenza delle altre identità locali e favorire lo scambio di identità, sottolineando come la diffusione di più identità migliori la società, favorisca lo sviluppo e la crescita economica (questo è statisticamente provato!). Insomma i fattori sono tanti, la guerra a questi fattori è sicuramente dura ma ce la possiamo fare. Basta evitare "slogan politici" che poi nascondono facili scorciatoie. I problemi vanno affrontati e superati. Senza indugio.
 
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