lunedì 28 marzo 2011

Another brick in the wall (part II)

I Naurani ora avevano il loro Totem. Bello, slanciato ed eretto nel centro di Melbourne. Una lancia conficcata nel cuore pulsante del vicino australiano, ingrombante e un pò chiassoso. Ergere un Totem ha sempre avuto un significato preciso per i popoli e le loro tribù. Il Totem ha un significato simbolico e religioso, evocando la divinità cui si professa il culto. E' un richiamo alla forza divina cui si ricorre in momenti di difficoltà o per raccogliere forza ed energia in momenti di bisogno o ancora per ringraziare e magnificare la grazia di un periodo di prosperità. Il Totem di Nauru era la Nauru House. In fin dei conti la Nauru House non era solo un investimento immobiliare, era molto di più. Era un simbolo di prosperità del piccolo atollo del Pacifico. Un segno del denaro splendente prodotto dai fosfati ricavati dal guano. Era certo anche un investimento immobiliare. Le premesse, almeno quelle, erano state di investire i soldi nel mattone. Come chiunque risparmiatore o conservativo investitore potrebbe fare. Per valutare se un investimento immobiliare è un buon investimento a detta degli esperti o dei professionisti del settore bisogna analizzare tre cose: location, location e location. Si insomma la localizzazione è fondamentale e determinante perchè l'investimento immobiliare sia buono e produca i suoi frutti. Nessuno può negare che la location scelta dai Naurani fosse di primario livello. Ma c'era propio bisogno di ergere un Totem dalle dimensioni e stazza della Nauru House? (Spazzando via inoltre per sfregio e boriosità due timide palazzine storiche limitrofe che rappresentavano quel poco del patrimonio storico di una città dal corto passato come Melbourne?). Se vi ricordate uno dei precedenti post era intitolato "Far soldi con gli escrementi e forse perdere un pò la testa" (6 Aprile 2010). Ebbene con la costruzione della Nauru House i Naurani diedero alcuni primi segnali che i soldi forse "avevano dato un pò alla testa". La Nauru House era sì un immobile, bello, grande e potenzialmente profittevole nel distretto centrale e affaristico di una delle più grandi città australiane ma era anche il più alto, il più grande e il più costoso. Quando si fanno i conti con un investimento bisogna considerare quello che si spende per investire (tanto nel caso della Nauru House), quello che si guadagnerà come rendimento (potenzialmente tanto dall'affitto degli spazi della Nauru House), ma anche i costi di gestione e manutenzione che si avranno nel tempo (ed anche questi purtoppo sono alti per una costruzione così grande come la Nauru House!). La Nauru House infatti venne successivamente "messa a reddito" e i Naurani centrarono il primo obiettivo di impiegare il denaro in una forma di investimento redditizia e stabile. Ma fecero male tutti gli altri conti. I Naurani non considerarono che a fronte di affiti elevati ottenibili dalla locazione di spazi prestigiosi ed esclusivi nel centro di Melbourne ci sarebbero stati anche alti costi di gestione e manutenzione dell'immobile. Inoltre la grandezza del complesso rendeva ancor più arduo il compito di controllare la gestione dell'immobile. Non si poteva mettere un ragioniere a seguire l'amministrazione come in un banale condiminio! Né sarebbe bastata una portinaia, attenta anche se pettegola, a gestire le incombenze del quotidiano come pulire le scale e le parti comuni, ritirare la posta e riempire tutti i casellari, controllare gli accessi, etc. etc. I Naurani non possedevano neppure una classe capace ed esperta di professionisti del "real estate" (=mercato immobiliare) e pertanto dovettero affidarsi a professionisti in loco (pagando parcelle salate) o altra fauna di sedicenti "professionisti" ma in realtà astuti e furbi squali del mercato immobiliare pronti a lucrare sull'ingente patrimonio di Nauru. Negli anni seguenti l'investimento attorno alla Nauru House si produssero infatti incredibili fatti di "mala-gestione" e corruzione: imprese di pulizie che emettevano fatture gonfiate d'accordo con i gestori degli spazi, lavorazioni fatturate dai fornitori e pagate dalla proprietà ma mai eseguite, ricatti, "tangenti", "soldi neri" e così via. Altro che investimento immobiliare di pregio! Il fiume di redditi immobiliari potenziale scaturente dalla Nauru House andava a perdersi in una serie di rivoli più o meno grandi che andavano ad alimentare tanti piccoli orticelli. Nel frattempo però i Naurani si erano anche indebitati con il più classico dei finanziamenti, un mutuo immobiliare, per finanziare l'ingente costo di costruzione del loro Totem. Un mutuo "monstre", da far rabbrividire anche il più scellerato ed avido degli speculatori finanziari. Un paio di centinaia di milioni di dollari e qualcosa in più concessi dal ramo finanziario della General Electric. Qualcuno a cui piace guardare più al bicchiere "mezzo pieno" che a quello "mezzo vuoto" potrebbe dire che perlomeno i Naurani potevano forse beneficiare dello "scarico" degli interessi passivi dalle tasse...

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