domenica 15 aprile 2012

Disaffezione italica acuta al Mercato

"Dottore per cortesia non mi faccia montare l'ansia! Mi dica chiaramente che cos'ho!?". "Guardi Signora Italia, trattasi di una rara e complessa forma di DISAFFEZIONE ACUTA AL LIBERO MERCATO". "E mi dica Dottore che cos'è?". "Vede Signora Italia, nel suo caso è una forma acuta, recidiva, aggravata, di rifiuto compulsivo-ossessivo del Libero Mercato!". "Ma veramente dice Dottore? Ma io ho preso delle medicine anni fa, se non sbaglio si chiamavano Privatizzazioni, e poi ... e poi..., ho fatto alcune cure sì...come si chiamavano...si ho fatto delle sedute di Liberalizzazioni". "Ma non scherziamo Signora Italia! Ora basta! Non mi dica che quelle privatizzazioni fatte velocemente, parzialmente e in modo del tutto improvvisato potevano sistemare la sua malattia. Senza parlare poi di quelle sedute di Liberalizzazioni, fatte qua e là nel tempo, in modo disordinato, alla rinfusa, senza incidere sul problema!". "Ma Dottore guardi...io cerco di guarire...o forse...forse è più forte di me...insomma...lo ammetto si lo Stato mi piace, mi piace l'economia di Stato...ma ecco...ecco poco fa ho cercato di cambiare...insomma di uscire dal tunnel...ho fatto le Liberalizzazioni di Taxi ed Edicole!!". "Ma non mi prenda per i fondelli Signora Italia! Lei si diverte a prenderci tutti per i fondelli!!!".
Le liberalizzazioni e le privatizzazioni "all'Italiana" sono una presa per i fondelli e sono la prova provata della disaffezione del nostro Stato o meglio della nostra classe politica dirigente verso l'adozione del Libero Mercato. Come se il mercato fosse una piaga o una peste da cui tenersi lontani e da debellare. Eppure di mercati in Italia ce ne sono eccome! Molti di questi sono piccoli mercati, a livello settoriale (pensiamo alle fiere di settore), a livello comunale o rionale (pensiamo ai piccoli mercati all'aperto e agli ambulanti). Poi c'è un altro "piccolo mercato" in Italia che è quello azionario (circa 300 società quotate contro le quasi 1000 di Francia e Germania, per non parlare delle migliaia di Inghilterra e Stati Uniti). Sembra che in Italia il mercato possa essere accettato solo se piccolo. Piccolo, che non disturba e che non sporca. Che non sporca o meglio che non si intromette negli "Affari di Stato". Quelli si che contano e sono grandi. Questi affari da condurre con metodi appropriati: falsità, assenza di trasparenza, nepotismo, corruzione, concussione, piaggeria, etc. Chi sostiene l'Economia di Stato è contrario allo sviluppo di rapporti basati sulla trasparenza, sulla competenza e sul merito. Chi sostiene l'Economia di Stato ha il timore della Concorrenza. La vive, al pari del Mercato, come una sciagura o un erbaccia da estirpare. L'Economia di Stato è basata sul potere e sull'autoreferenzialità ed annulla ogni forma di concorrenza basata sulle capacità e sul merito, lasciando in possesso però di chi detiene il potere grandi spazi di manovra, con grandi ritorni personali o "particolari", riferibili cioè al proprio gruppo di appartenenza o di potere. In Italia la disaffezione acuta al Libero Mercato e la continua affermazione di una Economia di Stato nella sua versione più squallida sta portando al fallimento dello Stato. Anche il piccolo mercato azionario italiano è in realtà un "aborto di Stato". Sul mercato azionario italiano sono state quotate le ex aziende statali con metodi di privatizzazione da brividi, offensivi e lesivi dei diritti dei piccoli azionisti e che hanno prodotto solo reflui aziendali gestiti da manager ingordi e plenipotenziari. Al tempo stesso le banche Italiane, emanazione storica dello Stato o di apparati governati dalla politica (si pensi alle Fondazioni), hanno utilizzato il mercato azionario come "discarica" di aziende di cui si volevano liberare oppure speculazioni del momento (pensate a Tiscali quotata da Banca IMI per un valore di più di 500 miliardi di vecchie lire quando la società ne fatturava appena 3...). Dove sono e perchè non sono quotate sul mercato azionario le migliori aziende italiane? Perchè non sono quotate la Ferrero, la Barilla o Armani? Perchè per accedere al mercato azionario bisogna trovare gli investitori pronti a comprare le azioni delle società che si quotano. In Italia questi erano in larga parte rappresentati dalle banche o da loro emanazioni, che non investivano in base a valutazioni economiche congrue ma in base alla convenienza "politica". Le banche non hanno mai investito perchè quell'azienda era buona e poteva produrre buoni utili futuri ma hanno investito per convenienza politica o per esercitare un controllo su alcuni ambiti economici. Pensate a come Mediobanca ha sempre investito nelle aziende e con quale logica: troverete un sistema "a piovra" che coinvolge interessi di Stato e di famiglie colluse ad un capitalismo di relazione, di convenienza politica e di conservazione. Nulla a che vedere con il Libero Mercato. La disaffezione acuta e cronica della nostra classe dirigente non è stata curata nella maniera dovuta per tanti, troppi anni, ed ora il male ha raggiunto dimensioni enormi paventando lo spettro del fallimento dello Stato. Che fallisca lo Stato e che si salvi la Nazione!

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