mercoledì 7 aprile 2010

Fenomenologia della rendita (1)

Vivere di rendita è un sogno di molti. Figuriamoci per i Naurani che prima vivevano in mezzo al guano! Nell'immaginario collettivo chi vive di rendita è un soggetto che non fa fatica, che non si "suda il pane", che non "sbarca il lunario", ma vive tranquillo e sereno, dedicandosi ai suoi hobby, ad agi e lussi, e fors'anche a vizi e stravizi. E' una persona sicuramente fortunata e da alcuni anche invidiata. Ma vivere di rendita non è poi così semplice. Questa affermazione può causare scalpore ma "finanziaramente" è così: dilapidare un patrimonio e molto più facile e veloce che crearlo. Questo si sa e ci sono numerosi esempi sotto gli occhi di tutti di soggetti ricchi, molto ricchi, che vivevano di rendita ma che sono finiti sul lastrico. In molti casi è successo perchè questi soggetti hanno sperperato le loro ricchezze, in altri casi perchè non sono stati semplicemente capaci di difendere il patrimonio da cui provenivano le loro rendite. Molti anni fa, alla fine del secolo diciannovesimo, c'erano molti "latifondisti", proprietari terrieri che vivevano delle cosidette "rendite agrarie". Questi signori che erano ricchi possidenti di terre non facevano nulla di particolarmente faticoso, infatti non lavoravano la loro terra nè aprivano solchi con l'aratro ma assoldavano braccianti che coltivavano le loro terre e che retribuivano con miseri salari. I proventi dalla vendita dei frutti della terra (frumento, verdure, frutta o quantaltro) al netto dei costi, molto bassi, del lavoro generavano le rendite dei latifondisti. Quando però iniziò a diffondersi nel campo dell'agricoltura l'utilizzo di macchinari moderni per la coltivazione, che potevano sostituire molti braccianti, e si imposero i processi meccanizzati per la trasformazione dei prodotti alimentari, per il loro confezionamento e per una ampia distribuzione, i prodotti dei latifondi non furono più in grado di competere soprattutto in termini di prezzo sui mercati dei beni alimentari. Le rendite agrarie gradualmente vennero meno e quei latifondisti che non erano stati in grado di trasformarsi in "industriali dell'agricoltura" finirono sul lastrico.
La storia insegna che le rendite non sono perpetue anche se il valore di una "rendita perpetua" può essere matematicamente calcolato con una procedura molto semplice, basta dividere il valore della rendita annua per un tasso di sconto. Poniamo ad esempio di avere una rendita di 4.000 euro al mese, come se vincessimo al gioco "Turista per sempre", il che equivale ad una rendita annua di 48.000 euro. Il valore di questa rendita che potrebbe servire a capire a quale prezzo vendere oggi il nostro fortunato "Turista per sempre" ad un soggetto che è disposto a comprarcelo, dobbiamo considerare che questo soggetto ci anticipa oggi l'intero importo che noi riceveremo in futuro. In sintesi questo soggetto ci anticipa oggi tutte le nostre rendite future. Se il nostro "Turista per sempre" ci desse una rendita perpetua, fosse dunque davvero "per sempre" e non solo per 20 anni come nella realtà, quale dovrebbe essere il prezzo che un soggetto interessato a comprarlo oggi ci dovrebbe pagare? Forse questo prezzo è difficile da determinare perchè questa rendita è "per sempre", è "infinita" e quindi anche il suo valore è "infinito". Potremmo chiedere un assegno in bianco" ma sarebbe per noi difficile inserire su questo assegno una cifra. A quel punto sarebbe inutile farci staccare l'assegno anche se "in bianco". In realtà il soggetto che acquista, se non è uno stupido, sa benissimo che i 48.000 euro l'anno di oggi non equivalgono ai 48.000 euro che potrà ricevere tra 10 anni comprando il nostro "Turista per sempre". I due importi non saranno uguali perchè nel frattempo c'è l'inflazione che toglie potere di acquisto al denaro. Un euro oggi vale più di un euro domani. Inoltre il soggetto che compra potrebbe considerare anche l'ipotesi, sebbene poco probabile, che l'ente statale che ha emesso il "Turista per sempre" possa fallire oppure semplicemente che l'ente possa decidere di non pagare più, di cambiare idea e di pagare solo fino ad una certa data e non più "per sempre". A questo punto il soggetto incorpora queste sue considerazioni in un tasso a cui sconta la rendita. Poniamo il caso che il soggetto si attenda una inflazione del 2% ed un rischio di fallimento o di mancato pagamento dell'ente del 1%, per un tasso di sconto totale del 3% (= 2% + 1%). Il valore della rendita sarà ottenuto scontando i 48.000 euro annui per il tasso del 3%, cioè 48.000/3%. Il risultato che otteniamo è di 1.600.000 euro. Quindi il compratore del nostro fortunato "Turista per sempre" dovrà sborsare 1.600.000 euro. Al di là della cifra che possiamo ritenere alta o bassa, l'importante è capire che questa cifra non è "infinita" (purtroppo) ma è ben definita. Volendola mettere in termini temporali anzichè economici o finanziari possiamo pensare che questo valore della rendita sia uguale a ricevere 48.000 euro per 33,3 anni (ottenuti dividendo 1 per il 3%). E' come se la nostra rendita si fermasse dopo circa 100 giorni del 33° anno in cui la percepiamo. Potremmo certo vivere sereni, senza pensieri nè fatiche, togliendoci i nostri vizi ma pur sempre "a termine", e questo termine nel nostro esempio è dopo 33,3 anni. Se capiamo questo allora siamo in grado di comprendere che se volessimo passare più tempo "senza far nulla" allora dovremmo intervenire per gestire la rendita in modo che essa possa durare di più. Sicuramente potremmo decidere di non spendere tutti i 4.000 euro al mese ma di risparmiarne una parte. Ma la prima domanda che ci sorge è: quanto dovremmo risparmiare? E la seconda domanda è: cosa dovremmo fare della parte di rendita che risparmiamo? Questi saranno i temi dei prossimi post.

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